Sapevo chi era Tony, conoscevo Pino, avevo sentito nominare Barbalucca o
Giagnoni, ma non avrei saputo dire perché chi mi aveva parlato del Lingotto ne
esaltava così i pregi. Arrivavo per imparare a giocare a calcio da ragazzi che
avevano appena vinto-meritatamente- il
campionato di Terza Categoria; arrivavo per capire cosa fosse la mentalità
vincente, per crescere sportivamente in un ambiente in cui ognuno potesse
esprimersi al meglio, conseguendo risultati eccezionali.
Sono passati 10 mesi: mesi in cui ho passato momenti di esaltazione e momenti di
profonda depressione, momenti in cui sentivo quella maledetta panchina troppo
stretta, momenti in cui avrei voluto mollare tutto. Ma non l’ho fatto. Questo
perché davanti avevo esempi di sportività, di impegno, di serietà: ragazzi
che senza rendersene conto mi aiutavano, mi davano una mano a capire dove
sbagliavo, a migliorarmi.
Quei ragazzi che per me sono stati modelli, ora devono far loro i valori di
umiltà, grinta, tenacia e soprattutto coraggio, rimboccarsi le maniche, e
impegnarsi sopra il possibile per arrivare ne posto che gli compete. Con impegno
e voglia di fare agli allenamenti, con quella voglia di giocare e di migliorarsi
che mi hanno dato l’esempio.
La sfortuna è stata amica di questa squadra, e di questo bisogna rendere conto.
Ma non è polemizzando o piangendosi addosso che una squadra può vincere:
bisogna compattarsi, rendere questo gruppo una realtà omogenea e con uno scopo
comune: vincere.
E’ il momento di far vedere cos’è l’orgoglio. Di far vedere cos’è la
mentalità Lingotto: una mentalità che io ho inteso come sinonimo di vincente.
Noi amatori solo ora abbiamo mostrato cosa eravamo in grado di fare: ognuno di
noi ora un po’ di rammarico lo sta provando, perché questo fottutissimo
campionato non dovevamo viverlo come gli ultimi della classe.
Voi della seconda categoria, che giocate ai miei occhi su un altro pianeta, che
giocate per vincere qualcosa, che avete un obbiettivo alla vostra portata, che
non può essere considerato ancora un miraggio, dovete mostrare di che pasta
siete fatti. Non avete mia mostrato paura, neanche di fronte ad avversari più
blasonati di voi. E’ ora di dimostrare che il bel gioco, le vittorie, tutti i
successi, non sono stati un caso.
Io fra gli invasati sono venuto una volta sola, e di questo mi rammarico molto,
ma vi ho sempre seguiti da vicino, allenandomi con voi e imparando da voi. Bene,
credo che voi siate gente che può fare molto, che può arrivare ad un traguardo
straordinario. Fatelo, e starete nel posto che vi compete di più. Perché non
è un caso se voi siate gente del Lingotto.
Francesco
Gavatorta